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 Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)

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Jacky
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Jacky


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MessageSujet: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyMar 16 Aoû - 19:41

En ce moment, La Repubblica sort des articles intéressants sur les cultes anatoliens. Notamment celui-ci à propos de Mevlana.
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LA GERUSALEMME PERDUTA
Mevlana, nel cuore dell'Anatolia
la tomba dell'inventore dei dervisci

Nel cuore dell'Anatolia il santuario di Rumi massimo poeta dell'Islam
Gli imam tollerano la devozione solo perché attira turisti
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ


Un flauto solitario, un catafalco verde, folle incantate che entrano in silenzio, si sparpagliano sui tappeti, si appartano a pregare. Sembra non ci sia nient'altro nel santuario. Nemmeno le altre tombe in penombra, più piccole, con sopra i turbanti dei venerabili che dormono sul fianco destro, il viso rivolto alla Mecca. Null'altro conta per quegli uomini e quelle donne che mormorano in piedi, con le mani aperte, come per prendere acqua a una fonte, come gli antichi cristiani. Non parlano con Allah ma con quella tomba verde. La cripta di Rumi, detto Mevlana, massimo poeta dell'Islam e inventore dei dervisci rotanti, i cercatori dell'estasi. Tra Lui e i fedeli, nessun imam. Solo l'energia dello spirito.

Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) Cron_6626620_08130
Donna in preghiera nel santuario di Rumi

E' come un faro il santuario di Mevlana, col suo tetto verde smeraldo piantato in mezzo all'altopiano anatolico, un tronco di cono simile a una gonna plissettata. E' venerdì, tuonano gli altoparlanti della moschea strapiena, nella piazza accanto, ma quella moschea è un altro mondo. Konya è la città più islamica della Turchia, e l'Islam duro non ama né le tombe né le danze dei dervisci. Nulla dev'esserci al di fuori di Allah. La massa genuflessa in moschea è disturbata da quel luogo santo fuori ordinanza. Di cosa ha paura? E io, se cerco davvero i cristiani d'Oriente, che ci faccio, in un ventoso e rovente venerdì di preghiera, in questo labirinto di minareti urlanti?

..................................................***

Tutto è cominciato per caso, due anni fa, in una piccola "tekke" (luogo di preghiera) di Istanbul, frequentata da mistici Sufi legati a Mevlana. Per entrarci, avevo ottenuto un viatico da Gabriel Mandel Khan, un affascinante turco-afghano padrone di dieci lingue, grande padre in Italia di un'importante confraternita Sufi, gli Halveti. Quando bussai, Ibrahim Baba, un vecchio veneratissimo, m'accolse come un figlio e disse: "Il nostro nome viene da Halva, ritiro, perché il nostro sceicco, il capo prescelto, deve ritirarsi per 40 giorni in una stanza senza finestre, con solo un buco per ricevere il cibo". E mi fece sedere alla turca a un tavolo rotondo, a due passi dai maggiorenti della santa congrega.

Si mangiò in silenzio, c'erano trecento persone accovacciate sui tappeti in diverse sale. Gente nobile, composta. Neanche l'ombra del fanatismo di altre consorterie, come i Rufai che si bucano con gli spilloni. Ebbi cibo salato, latte acido, un dolce al miele detto Lokum. Dopo un'ora, lo sceicco ruppe il silenzio e parlò. "Noi non c'entriamo con le masse che si prostrano per conformismo. Non facciamo proseliti. Vogliamo solo svezzare la nostra anima, all'interno di un gruppo". Ci siamo, pensai. Ecco tutti i segni di una venerabile, esclusiva consorteria della fede.

"L'orefice batte col suo martelletto, a ogni colpo ripete il nome di Dio. Il derviscio ruota e a ogni giro si perde in Dio. Il suo cappello di panno è una pietra tombale: ruotando, muore. Sente il sapore dell'altro mondo, il Nur, l'energia luminosa visibile da tutte le creature. Poi torna tra i vivi, e allora ogni suo atto è una celebrazione di Lui". Il capo parlò ancora: "se ragioniamo soltanto, il nostro sarà solo un rullaggio senza decollo. Il volo vero comincia quando si abbandona la mente. Dio è indefinibile, si raggiunge solo col cuore. Per esempio - mi disse con un lampo di sfida - lei provi a definire il profumo della rosa".

Tacque, aspettando la risposta. Nella "Tekke" non volava una mosca. Tutti si aspettavano che convenissi che la rosa era indefinibile. Ma l'occidentale che era in me osò provarci. Dissi: "Erba bagnata di rugiada, latte, vaniglia, scorza di pesca, pelle di donna". Mi accorsi che l'intereprete esitava a tradurre. Quando lo fece, tutti si guardarono. Capii che la risposta era letta come una sfida. Così ammorbidii: "Certo, non sarà il vero profumo della rosa. Ma il fatto di averci provato è anch'esso una forma di preghiera". Nella confraternita passò un'onda di sollievo. Ero uscito indenne dalla prova.

..................................................***

Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) Stor_6627199_09360
I dervisci di Konya

Così fui ammesso alla preghiera, che durò cinque ore, fino a notte fonda. Ero l'unico cristiano presente. Cominciò con uomini schierati in file diagonali, rivolti alla Mecca. L'angolo tra quella direzione e l'asse della moschea diceva forse che l'edificio era stato una chiesa. Partì un flauto, poi un canto, un ritmo nomade, regolare come un metronomo, costruito attorno a una nota unica di fondo. Lo guidava un cieco dalla voce purissima, che restava sospesa nell'aria come un grido nel deserto. Quel cieco cantava come se Qualcuno abitasse in lui.

A intervalli, dopo una pausa di silenzio, i trecento precipitavano sui tappeti per la genuflessione, con un rumore di tuono. Poi una voce solitaria lanciava un richiamo, un ordine secco, e tutti si rialzavano. Se chiudevi gli occhi, sentivi la carovana sotto le stelle, l'eterno ciclo dell'andare, accamparsi e ripartire. Attaccarono i tamburi, e la preghiera mi portò lontano, nelle steppe dell'Asia centrale. [Mr. Green] Poi la marcia accelerò, divenne respiro, affanno, orgasmo. I trecento ondeggiavano come alghe nel mare. Il confine tra eros e adorazione s'era rotto, come nel Cantico dei cantici. S'erano rotti anche i confini tra fedi.

Dietro ai Sufi vidi gli Apostoli, e dietro agli Apostoli, Abramo. Dissi questa mia impressione a uno degli Halveti, e questi rispose che avrei dovuto andare in Anatolia, perché quella era la sorgente di tutto: della fede dei cristiani e dell'Islam. Lì era nato il pensiero di Mevlana e quello dei Padri della Chiesa. Citò Giovanni Crisostomo e Basilio di Cesarea. Poi, quando gli diedi il biglietto da visita, s'illuminò: "amico, nel suo nome c'è già la chiave del suo viaggio. Rumi, come il nostro maestro che da cinquecento anni ci indica la strada. E Paolo, il santo che diffuse il cristianesimo tra i pagani. Tutti e due sono venuti da lontano, e hanno espresso il meglio di sé a Konya. Qui in Turchia".

Quella notte, in un alberghetto sul Bosforo, mi buttai a leggere tutto quello che avevo sui Sufi. Scoprii che si erano innestati sulla mistica cristiana al suo apogeo, riequilibrando poi col calore dell'estasi la freddezza dogmatica, l'algoritmo dell'Islam. Rumi aveva portato al massimo il loro linguaggio poetico. Capii perché i Sufi erano odiati dall'Islam ortodosso e perché la Chiesa, nei secoli bui, aveva messo al rogo i mistici del cristianesimo.

..................................................***

Così eccomi a Konya, in una sera di rondini, col flauto di Mevlana che gioca col vento anatolico, propone all'anima lontananze dimenticate verso il Caucaso e l'Eufrate. "Ascolta il flauto di canna quante cose narra e come triste lamenta la sua separazione; da quando sono stato strappato dal canneto il dolce mio suono fa gemere uomini e donne". Ritorna quanto mi disse un frate a Bari, accanto alla tomba di San Nicola: la fede come nostalgia, il santo che stabilisce con l'uomo un rapporto senza intermediari, il corpo come strumento rivoluzionario di preghiera.

Donne scalze pregano ansimando rauche sui tappeti, portano alla sincronia invocazione e respiro, arretrano senza voltarsi, le mani aperte ai lati delle orecchie. "Serve a cacciare i demoni" sorride Abdullah, un professore dell'università di Konya. "Questo non è Islam, è qualcosa di assai più antico". Intanto villaggi interi arrivano dalle montagne solo per vedere quella tomba verde, li senti dall'odore di naftalina, dai vestiti presi dall'armadio per l'occasione.

E' tutto così lampante: gli imam tollerano questa devozione popolare solo perché attira turisti.

Altrimenti la spazzerebbero via. Non posso ammettere che Konya sia quella tomba, nient'altro che quella tomba. Il vento leva turbini di polvere, danza in cerchio come i dervisci. Sento che il viaggio si avvicina al suo centro affascinante e terribile. L'Anatolia senza più cristiani. La terra di Basilio, Paolo, Crisostomo e di tanti altri santi, oggi solo una culla vuota.

La Repubblica
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Isis
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MessageSujet: Re: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyMer 17 Aoû - 1:04

Nono Cool droit Cool droit

C'est une bonne idée........


Il serait bien que tu nous fasses un dossier sur tous ces divers courants, please Clin d'oeil
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Jacky
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MessageSujet: Re: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyMer 17 Aoû - 1:35

En fait, tu auras remarqué que c'est une série d'articles tirés du même auteur itinérant qui fait un voyage depuis l'Italie à la recherche des chrétiens d'Orient. Sans doute, le fait-t-il parce que son lectorat est principalement chrétien (Italie oblige) mais il a au moins le mérite de parler de la plus vieille branche du christianisme : les églises d'Orient et les rapports aux différents courants spirituels de l'Anatolie (principalement), ce qui est comme même* rare ces temps-ci vu à quel point on stigmatise les """camps""". Il y aurait "les" musulmans d'un côté, "les" chrétiens de l'autre. Comme quoi, les choses peuvent être vues avec plus de complexité.
Pour lire les différents articles de l'auteur, il suffit de regarder la liste à droite de l'article que l'on est en train de lire. Il touche un peu à tout. Il est probable qu'il parle de Nusaybin, un haut lieu de spiritualité la prochaine fois.

Lien de la ville.
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Isis
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MessageSujet: Re: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyMer 17 Aoû - 1:42

La Cappadoce était un haut lieu du Christianisme.......je me souviens ds anecdotes de ma grand-mère......

& les vestiges ds églises....

Je deviens nostalgique Déçu

( Nur içinde yatasin anne- anne Coeur )
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Faj
Âme Sentimentale qui se lie à l'Anatolie
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MessageSujet: Re: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyMer 17 Aoû - 11:37

Pour ceux et celles qui s'intéressent à Byzance : http://www.fordham.edu/halsall/byzantium/index.html Cool droit
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http://forum.parsix.ift.fr/
Jacky
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MessageSujet: Re: Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica)   Le culte de Mevlana et les derviches (Repubblica) EmptyVen 20 Jan - 7:02

L'italien n'est pas une langue difficile à comprendre, beaucoup de francophones la parlent et la comprennent très bien mais bon puisque c'est la règle Mr. Green et surtout parce que j'avais un peu de temps pour ça, j'ai fait la traduc.
Surtout, ça en vaut le coup puisque tous les journaux ne consacrent pas forcément des dossiers sur l'Anatolie en même temps, là c'était La Repubblica et vu que ça parle comme même* de Gonya, j'étais un peu obliché*.

*****************************


LA JERUSALEME PERDUE

Mevlana, dans le coeur de l'Anatolie
la tombe du fondateur des derviches


Dans le coeur de l'Anatolie, le sanctuaire de Rumi, très grand poète de l'Islam.
Les imams tolèrent la dévotion seulement parce qu'elle attire les touristes.
De notre envoyé PAOLO RUMIZ


Un flûtiste solitaire, un catafalque vert, des foules enchantées qui entrent en silence, elles s'éparpillent sur les tapis, les gens s'isolent pour prier. Il semble qu'il n'y ait rien d'autre dans le sanctuaire. Même pas les autres tombes dans la pénombre, plus petites, chapeautées des turbans des vénérables qui dorment sur le flanc droit, le visage tourné vers La Mecque.
Rien d'autre ne compte pour ces hommes et ces femmes qui murmurent en scandant avec les mains ouvertes, comme pour prendre l'eau à une source, comme les anciens chrétiens. Ils ne parlent pas avec Allah mais avec cette tombe verte. La crypte de Rumi, dit Mevlana, très grand poète de l'Islam et fondateur des derviches tourneurs, ceux qui cherchent l'extase. Entre lui et les fidèles, aucun imam. Seulement, l'énergie de l'esprit.

Le sanctuaire de Mevlana est comme un phare, avec son toit vert émeraude planté au beau milieu du haut plateau anatolien, un tronçon de cône pareil à une jupe plissée. C'est vendredi, les haut-parleurs crient de la mosquée pleine à craquer, sur la place adjacente mais cette mosquée est un autre monde. Konya est la ville la plus islamique de la Turquie, e l'Islam dur n'aime ni les tombes ni les danses des derviches. Nul ne doit être en dehors d'Allah. La foule agenouillée dans la mosquée est perturbée par ce lieu saint hors norme. De quoi a-t-elle peur ? Et moi, si je cherche véritablement les chrétiens d'Orient, qu'est-ce que je fais, par un venteux et ardent vendredi de prière, dans ce labyrinthe de minarets hurlants ?

***


Tout a commencé par hasard, il y a deux ans, dans une petite "tekke" (lieu de prière) d'Istanbul fréquentée par des mystiques soufis liés à Mevlana. Pour y entrer, j'avais obtenu un soutien de Gabriel Mandel Khan, un fascinant turco-afghan maîtrisant dix langues, grand prêtre en Italie d'une importante confrérie soufie, les Halvètes. Quand j'ai frappé, Ibrahim Baba, une ancien très vénéré, m'accueillit comme un fils et dit : "notre nom provient de Halva, le retrait, parce que notre cheik, le chef désigné, doit se retirer pendant 40 jours dans une pièce sans fenêtre, avec seulement un trou pour recevoir sa nourriture." Et il me fit m'asseoir à la turque une une table ronde, à deux pas des plus grands de la sainte congrégation.

On mangea en silence, il y avait trois cent personnes accroupies sur les tapis dans différentes salles. Une gente noble et composée. Pas même l'ombre du fanatisme des autres factions, comme les Rufa qui se percent avec les épingles. Je reçus une nourriture salée, un lait acide et une pâtisserie au miel appelée Lokum. Après une heure, le cheik rompit le silence et parla. "Nous, nous n'avons aucun lien avec les masses qui se prosternent par conformisme. Nous ne formons pas des prosélytes. Nous voulons seulement sevrer notre âme, à l'intérieur d'un groupe". Nous y sommes, j'ai pensé. Voilà, tous les signes d'un vénérable, exclusif groupement de la foi.

L'orfèvre battit avec son marteau, à chaque coup, il repète le nom de Dieu. Le derviche tourne et à chaque tour, il se perd dans Dieu. Son chapeau de tissu est une pierre tombale : en tournant, il meurt. Il sent la saveur de l'autre monde, le Nur, l'énergie visible par toutes les créatures. Ensuite, il retourne parmi les vivants, et alors chacun de ses actes est une célébration de Lui". Le chef parla encore : "si nous raisonnons seulement, ce sera seulement rouler sans décoller pour nous. Le vol véritable commence quand on abandonne l'âme. Dieu est indefinissable, il se rejoint seulement avec le coeur. Par exemple - me dit-il avec une lueur de défi - essayez de définir le parfum de la rose."

Il se tut, attendant la réponse. Dans la "Tekke" il ne volait pas une mouche. Tous s'attendaient que je convienne que la rose était indéfinissable. Mais l'Occidental qui était en moi osa y répondre. Je dis : "Herbe baignée de rosée, lait, vanille, écorce de pêche, peau de femme". Je m'aperçus que l'interprête hésitait à traduire. Quand il le fit, tous se regardèrent. Je compris que la réponse était perçue comme un défi. J'adoucis de la sorte : "Bien sûr, ce ne sera pas le vrai parfum de la rose. Mais le fait d'avoir essayé, cela aussi est une forme de prière". Dans la confrérie, une onde de soulagement passa. J'étais sorti indemne du test.

***


C'est ainsi que je fus admis à la prière qui dure cinq heures, jusqu'au milieu de la nuit. J'étais le seul chrétien présent. Je commencai avec les hommes alignés en file diagonale, tournés vers La Mecque. L'angle entre cette direction et l'axe de la mosquée révélait peut-être que l'édifice avait été une église. S'en suivit un air de flûte, puis un chant, un rythme nomade, régulier comme un métronome, construit autour d'une unique note de fond. Un aveugle à la voix très pure le guidait, une voix qui restait suspendue dans l'air comme un cri dans le désert. Cet aveugle chantait comme si Quelqu'un habitait en lui.

[...]

***


Ainsi, me voilà à Konya, dans une soirée d'hirondelle, avec la flûte de Mevlana qui joue avec le vent anatolien, elle propose à l'âme les distances oubliées vers le Caucase et l'Euphrate. "Ecoute la flûte de canne combien de choses elle narre et, à quel point triste, elle regrette sa séparation; depuis le moment où j'ai été arraché du champ de canne, mon doux son fait gémir hommes et femmes". Il me revient comme un moine me dit à Bari, à côté de la tombe de Saint-Nicolas : la foi comme nostalgie, le saint qui établit avec l'homme un rapport sans intermédiaire, le corps comme instrument révolutionnaire de prière.

Des femmes pieds nus prient, hâletant des cris rauques sur les tapis, elles portent à la synchronie invocation et respiration,
les mains ouvertes aux côtés des oreiles
"Cela sert à chasser les démons" sourit Adbullah, un professeur de l'université de Konya. "Cela n'est pas l'Islam, c'est quelque chose d'assez ancien". Pendant ce temps, des villages entiers arrivent des montagnes seulement pour voir cette tombe verte, on les sent à l'odeur de naftaline, des vêtements pris de l'armoire pour l'occasion.

Tout est aussi brillant : les imams tolèrent cette dévotion populaire seulement parce qu'elle attire les touristes.

Sinon, ils la balayeraient bien. Je ne peux pas admettre que Konya soit cette tombe, rien d'autre que cette tombe. Le vent lève des tourbillons de poussière, il danse en cercle comme les derviches. Je sens que le voyage s'approche de son centre fascinant et terrible. L'Anatolie sans davantage de chrétiens. La terre de Basile, Paul, Chrysostome et de tant d'autres saints, aujourd'hui seulement un berceau vide.

*****************************


Voilà, les Gonyali confirmeront tout ça éventuellement Clin d'oeil
Les autres textes si vous êtes sages et surtout si j'ai envie (paramètre important \^_^/)
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